OPINIONI E DIBATTITI: Ryanair e l’INPS. Ci stanno forse dicendo la stessa cosa?

Ryanair abbandona Alghero, Pescara e Crotone. Tito Boeri, con una nota dell’INPS, ci spiega come funziona e chi beneficia del fondo per il trasporto aereo. (P. Beria)

Il 2 febbraio Ryanair ha annunciato la chiusura di 18 rotte e due basi italiane, minacciando ripercussioni sui lavoratori ma soprattutto togliendo servizi utili e graditi alle città di Pescara, Alghero e Crotone. E’ probabile che da parte della compagnia ci sia anche della tattica, per spuntare migliori condizioni o in attesa di riaprire qualcosa in estate, quando i passeggeri sono disposti a pagare di più. Ma, certamente, la motivazione addotta dalla compagnia irlandese deve almeno far riflettere: l’aumento a 9€ della tassa per finanziare il Fondo di Solidarietà del Trasporto Aereo, meglio noto come il fondo per la cassa integrazione “speciale” dei piloti ex-Alitalia.

Più o meno contemporaneamente, il presidente dell’INPS Tito Boeri, gestore del fondo, diffonde una nota sulla composizione dello stesso e sui suoi beneficiari. Da essa risulta che il 97% del fondo è alimentato da parte di quella “tassa”, e quindi sarebbe improprio chiamarlo “di solidarietà” perché di fatto finanziato dai clienti e non dai lavoratori del settore. Il fondo garantisce ai circa 7000 percipienti condizioni molto più favorevoli rispetto a qualsiasi altro lavoratore: 7 anni all’80% della retribuzione, ben oltre al massimale di legge di 1167 euro. Scopriamo poi che tra questi cassintegrati speciali vi sono 20 (venti!) persone che percepiscono oltre 20.000 euro al mese (al mese!).

Riassumendo. Probabilmente è vero quanto ha sottolineato il Ministro Delrio, cioè che è impensabile che Ryanair chiuda delle rotte per soli 2,5 euro di aumento a passeggero. Però è altrettanto vero che tutti i passeggeri italiani pagano una tassa per pagare 7000 casse integrazioni per 7 anni a condizioni decisamente migliori di quelle disponibili a qualunque altro lavoratore italiano. E che una tassa, per quanto piccola, ha un effetto negativo sulla domanda, soprattutto sulle rotte più deboli (pochi pax o poca disponibilità a pagare). Se la tassa è giustificata, è bene pagarla. Se invece serve a finanziare dei privilegi, non si può far finta che non penalizzi i passeggeri e, questa volta, anche interi territori.

Robin Hood avrebbe molto lavoro da fare, oggi!