APPELLO sulla sicurezza stradale

Non abbiamo mai ospitato in questa newsletter appelli o raccolte firme, ma questa volta facciamo un’eccezione.

L’appello è rivolto alle Ministre dell’Interno e dei Trasporti, competenti sul tema dei controlli per la sicurezza stradale ed è promosso dalla fondazione “Michele Scarponi” che si occupa di sicurezza e di educazione alla sicurezza. Questo il testo:

Signora Ministra dei Trasporti, Signora Ministra dell’Interno,
come certamente saprete, la normativa italiana sull’uso dei dispositivi di controllo a distanza della velocità dei veicoli, e in particolare delle postazioni fisse senza la presenza degli operatori di polizia e senza l’obbligo della contestazione immediata, pone forti limiti al loro impiego.
Secondo l’attuale normativa infatti (L.121/2002) la loro installazione è consentita sulle autostrade e strade extraurbane principali e può essere ammessa, dietro autorizzazione prefettizia, sulle strade extraurbane secondarie e sulle strade urbane di scorrimento solo in presenza di condizioni ‘tassative’ che certifichino l’impossibilità di fermare il contravventore in condizioni di sicurezza, mentre non può mai essere prevista sulle ‘normali’ strade urbane, dove tuttavia ‘normalmente’ si registra la metà dei morti in incidenti stradali.
Una Direttiva del Ministero dell’Interno (prot. n. 300/A/5620/17/144/5/20/3) precisa al proposito che “…non possono essere prese in considerazione situazioni ambientali diverse o altre esigenze, pur astrattamente rilevanti ai fini di dimostrare l’impossibilità di fermare i veicoli.”
Non rientra quindi tra le condizioni che rendono impossibile l’arresto immediato del veicolo quello in assoluto più ovvio e rilevante, quello cioè della strutturale sproporzione tra numero di veicoli in circolazione e forze impiegabili per svolgere i necessari controlli.
Anche in altri punti la normativa rende evidente la volontà di limitare al massimo l’ambito d’impiego del sanzionamento automatico, a esempio laddove senza alcuna motivazione tecnicamente plausibile prevede il rispetto della distanza minima di un chilometro tra il punto di controllo e il segnale di limite di velocità, ovvero da qualunque intersezione o immissione intermedia che ne richieda la ripetizione (per rallentare da 90 a 50 km/h solo staccando l’acceleratore bastano 270 metri).
Si aggiunge a tutto questo una bozza di nuovo decreto predisposta dal MIT che, anziché dare ascolto a quanto da tempo con insistenza richiesto da molti amministratori locali, è destinata a irrigidire ulteriormente le già restrittive regole vigenti e ad allontanarci ulteriormente da quanto positivamente sperimentato in altri paesi europei (sono 28.9 i morti sulle strade urbane italiane per milione di abitanti, contro i 5.3 della Norvegia, i 10.9 della Gran Bretagna, i 15.7 della Germania). I recenti gravissimi fatti di cronaca avvenuti a Roma e in Alto Adige impongono con drammatica urgenza di modificare in senso diametralmente opposto l’attuale normativa, al fine di rendere possibile l’installazione – certo, motivata e controllata- di questi strumenti dove più sono necessari, a iniziare dai luoghi sensibili della viabilità urbana e dai punti di maggiore incidentalità.
Non farlo significa essere oggettivamente corresponsabili, senza alcuna spiegazione o giustificazione possibile, di molte delle migliaia di morti che ogni anno si contano sulle nostre strade.
Tra quei morti, quasi 200 sono bambini o adolescenti: fatelo per il loro e nostro futuro, voi che avete questa responsabilità.

Ad oggi sono state raccolte 34 firme, tutte provenienti dal mondo degli ingegneri, architetti ed urbanisti esperti di trasporti, rappresentanti della polizia locale, docenti universitari.

Se vorrai aggiungere la tua adesione, basta mandare una mail all’indirizzo alfredo.drufuca@gmail.com specificando le competenze e il ruolo con i quali comparire nell’elenco dei sottoscrittori, elenco che sarà ordinato in ordine alfabetico.